Ora che il tempo viene scandito dall’ultimo modello di Smartphone (siamo nel 206S, per la precisione) e le foto di gattini e di flan di zucca bio su un letto di rucola bio pure quella con riduzione al balsamico invadono le nostre vite maledettamente social, ritrovarsi a creare citazioni d’autore e immagini di un passato felice e spesso sgargiante è l’unica strada che si apre davanti ai nostri occhi un po’ persi e confusi.
La verità è che il lavoro di Roberto è ben altro che la ripetizione di vite arredate vintage per ritrovare qualcosa di noi stessi, ma lo sguardo lucido e ironico che serve per ricominciare da dove eravamo rimasti.
Noi, generazione irrisolta e felicemente stordita dal rock & roll lungo quei viaggi memorabili raccontati nei romanzi, nei vinili
o semplicemente alle cene con gli amici.
Sì, Roberto ama la pop art e qui destruttura
la materia del nostro immaginario.
Lo fa rispettando il cuore dei maestri e il loro genio ma mutando dettagli, la superficie
e l’impatto.
“BLACK exploitation” sfida la regola dell’oggi. Quella che “tutti” possono scattare una foto e “tutti” possono condividere ogni pensiero e ogni immagine in cambio di quella droga contemporanea chiamata like.
L’arte serve a trascinarti via dal narcisismo fine a se stesso e ti rimette davanti ai geni originali con tutto l’amore possibile.
Un gioco ambizioso. Fatto con cura e senza vanità. Un frammento della ricerca di noi stessi, forse, in fuga da questo mondo di cover, sedotti da quell’arte che Roberto ama fino alla fine.
Con passione. E cuore Pop.
Benedetto Ferrara