GRAZIANO MARSILI, FIRENZE E LA TOSCANA
“Tutto ciò che in arte è nebuloso, disordinato, astratto, decadente, romantico, non è italiano. Tutto quanto si scosta dal ‘naturale’ non è italiano. Il principio che ha sempre informato, che informa e informerà l’arte italiana... è questo: realismo”. “...Ogni forma d’arte che voglia esser vitale deve ritenere in sé e manifestare qualche cosa... del paese e dell’ambiente dov’essa nasce...” . Così scriveva Ardengo Soffici in clima di “ritorno all’ordine” . Ma al di là dei dettami ispirati dal regime, si può dire che gli artisti toscani abbiano sempre avvertito fortemente il richiamo alla tradizione proveniente dalla propria terra. Un richiamo non certo esteriore, bensì intensamente vissuto e in qualche caso intrecciato a forti implicazioni esistenziali (vedi Rosai).
Nel solco di questa tradizione che grazie ai Macchiaioli ha trovato la sua espressione più appassionata e che successivamente ha improntato l’opera di tanti artisti, si inserisce la figura di Graziano Marsili, pittore toscano “doc”, legato profondamente alle sue origini.
La natura e la vita infatti, sono da sempre il suo continuo riferimento, le fonti a cui attinge quotidianamente per creare le sue opere. L’esercizio della pittura dal vero, a cui fu avviato giovanissimo sotto la guida del maestro Giuseppe Mazzon, si è rivelato di fondamentale importanza per la sua formazione, che si collega alla lezione dei Macchiaioli nel prendere le distanze dall’insegnamento accademico per privilegiare la vera, grande maestra, la natura.
“Pittore e poeta” lo definiva Mazzon, che “... non improvvisa ma medita e sogna... nato alla pittura spontaneamente e con amore la coltiva come il miglior dono che Dio gli abbia dato”.
Il tema che Marsili predilige è dunque il paesaggio, in cui ama immergersi per registrarne i colori, i lunghi silenzi, le infinite variazioni luminose, il prodigio del suo continuo divenire, dai verdi intensi appena sbocciati ai toni solari, dai bruni autunnali al fascino della campagna innevata. E poi le distese di ulivi sulle dolci colline, i campi coltivati, gli animali, le mandrie di buoi al pascolo e i cavalli allo stato brado in Maremma, la faticosa semplicità della vita contadina, scandita dal ritmo delle stagioni, i suoi gesti antichi e immutabili come rituali, che sembrano evocare le tracce degli etruschi. Una solennità raccolta che esalta il mistero della creazione di cui tutti noi siamo parte.
Durante le lunghe passeggiate in campagna con la cassetta dei colori, il cavalletto e lo sgabello pieghevole sotto il braccio alla ricerca di qualche segreto da fissare sulla tela, torna il ricordo del quotidiano esercizio giovanile della pittura in compagnia di vivaci colleghi, tutti protagonisti e complici di innocenti (non sempre) scherzi goliardici ai danni di qualche ignaro contadino o abitante del luogo. Ma su tutto prevaleva il sentimento sincero, la consonanza d’intenti, l’emozione che commuove, la rispettosa passione che sublima tutte le cose. E questo non lo ha mai abbandonato.
Quella di Marsili è una pittura garbata, percorsa da una vibrante intonazione lirica e dominata da un senso coinvolgente della realtà che dà quasi l’impressione di viverci dentro respirando la purezza e la quiete dei luoghi. L’osservatore si sente partecipe di una sensazione di serenità e di calma, di energia gioiosa e di armonia che l’artista sa comunicare con immediatezza e sintesi, attraverso l’uso sapiente di una tavolozza fatta di tinte calde e limpidissime e di un particolare effetto di radiosa luce solare. La pennellata, ricca e costruttiva, è sostenuta da un’impaginazione ben calibrata nella resa prospettica e nei particolari descrittivi e da una felicissima freschezza di esecuzione.
Lo sguardo attento e affettuoso che l’artista rivolge alla sua terra si estende ai tanti scorci di Firenze: le strade e le piazze del centro storico inondate dal sole che disegna a terra le ombre dei monumenti e dei palazzi, le cui antiche pietre ne riverberano il calore. Lo scenario è animato dalle carrozzelle, da qualche turista e dalla gente a passeggio immersa nell’arte e nell’incanto di ciò che la circonda, mentre il placido scorrere dell’Arno, con i suoi riflessi dorati che ingioiellano le architetture e i ponti, accompagna lo svolgersi della vita. Immagini da cogliere con lo sguardo e da conservare nel cuore. Ogni angolo della sua città rappresenta un frammento di esistenza, un piccolo mondo racchiuso nel sentimento e portato al centro dell’attenzione, dove qualunque cosa e qualunque momento possiedono una loro misura interiore, un valore intimo ed eterno, un significato da non dimenticare. Ed ogni aspetto della vita, anche quello di una dignitosa povertà, è fedelmente documentato dall’artista che con umanissima, discreta partecipazione riesce ad elevarlo, sollecitandone la riflessione. Senza enfasi ma con la naturalezza che gli è propria, Graziano Marsili rivela le sue doti di straordinario, unico interprete, dopo l’amico e maestro Rodolfo Marma, di una fiorentinità autentica, di un’arte che proviene dal profondo dell’anima.
La sua opera contiene anche un messaggio, che non è passivamente nostalgico o contemplativo, ma che al contrario induce alla riflessione. Egli ritrae infatti la bellezza e la tranquillità della campagna incontaminata, su cui non è ancora piombata la mano dell’uomo e di una Firenze non ancora deturpata dal caos e dall’inquinamento delle auto e dei motorini selvaggi. Una Firenze da amare e da rispettare. Sicuramente un monito per un fattivo ripensamento al riguardo. Un monito che è poesia, poesia persino di un cassonetto dei rifiuti piazzato davanti a un tabernacolo della Madonna.
Altri soggetti delle sue opere confermano la piena adesione alla realtà e la vena poetica della sua pittura. Le marine o le amene vedute riprese durante le vacanze estive in varie parti d’Italia, accanto alla suggestione di ambienti sacri, come l’interno di una chiesa o un antico chiostro, che emanano una silenziosa spiritualità, ma anche i ritratti, di grande naturalezza e di intensa espressività ed indagine interiore, dove un velo di malinconia si stempera nell’intimità domestica dell’atmosfera. E ancora, a sottolineare una solida concretezza ed un’assoluta perfezione disegnativa, gli animali, colti nei loro atteggiamenti più spontanei e le nature morte, delicati e sensibilissimi brani di vita quotidiana.
La pittura di Graziano Marsili riflette, oltre le evidenti doti artistiche, le qualità umane dell’autore, la sua bonaria cordialità, la simpatia, il sorriso e, da buon toscano, la vivace arguzia che è gioia di vivere e di stare con gli altri. La vita come dono e l’arte per esprimere la vita.
Un artista da annoverare tra i maestri del nostro tempo per la sua civilissima lezione, che con la sua opera prosegue la grande tradizione della cultura figurativa toscana e ne trasmette ai suoi allievi i valori, l’insegnamento e l’amore.
GABRIELLA GENTILINI
Dal catalogo della mostra personale “Firenze e la Toscana” a cura di Gabriella Gentilini, Firenzeart Gallery, Firenze, marzo-aprile 2002.