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Renato Guttuso

Bagheria (Pa), 1912 - Roma, 1987.
In questo arco di tempo si svolge la parabola esistenziale e artistica di Renato Guttuso. Nasce a Bagheria, in Sicilia, nel 1912 (lo stesso anno di Aligi Sassu). La sua esistenza vira da un'ipotetica laurea in legge alla carriera di pittore. Dai primi quadri raffiguranti i suoi contadini siciliani e compaesani, sino al celebre "Fuga dall'Etna" del 1937, o all'altrettanto celebre Vuccirria, il mercato popolare di Palermo. Già da ora, il pittore insegue un'esecuzione prettamente figurativa a cui fanno da corposo contraltare contenutistico temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente politici. Poi giunge a Roma e forma un gruppo con i pittori Birolli, Fontana e Persico.
Scoppia la seconda guerra mondiale e l'artista dipinge una serie di quadri dal titolo "Gott mit Uns", "Dio è con noi", motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi. La sue verve di polemista affiora di prepotenza. Guttuso non tradirà mai la sua personale "campagna di idee", che raggiungerà l'acme con "I funerali di Togliatti", opera manifesto dell'antifascismo.
Nel dopoguerra segue stilisticamente il primo periodo di Pablo Picasso, quello cosiddetto "Blu". Nel 1946 fonda con Birolli, Vedova, Morlotti, Turcato il Fronte Nuovo delle Arti.
Nel 1968 esegue quadri che riflettono la situazione europea e francese. Si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario "maggio francese". Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella leggendaria via Margutta, la strada dei pittori, con la sua compagna Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella. E' il periodo – per così dire - intimo dell'artista. Inizia ora infatti una serie di quadri prettamente autobiografici, tra i quali spicca forse uno dei suoi capolavori, "Strega Malinconica", del 1982.
Guttuso è un pittore che nonostante viva in un lasso di tempo fitto di mutamenti, sociali e culturali, e nonostante li viva tutti da assoluto protagonista, non cambia il proprio stile figurativo. Rimane in fondo sempre il pittore illuminato dalla sua rigogliosa e stellante Sicilia. La sua umanità è dipinta sempre con un tortuoso plasticismo. Nella forma umana, nervosa e tesa, ma sempre riconoscibile, e che lui concentra nella tela, c'è già tutto il dolore del mondo.

Giovanissimo frequenta la bottega di un decoratore di carretti . Alla fine degli anni Venti, mentre completa gli studi classici, entra a far pratica nello studio del futurista Pippo Rizzo. Dopo aver esposto alla I Quadriennale di Roma (1931) e in una collettiva alla Galleria del Milione di Milano (1932) abbandona gli studi universitarie si stabilisce a Roma (1933). Stringe rapporti di amicizia con Mafai, Pirandello, Cagli, Ziveri, che influenzano la sua pittura in senso "tonale". Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale e nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1938 realizza il primo dipinto epico- popolare, La fuga dall'Etna.
Nel 1942 al Premio Bergamo, ottiene il secondo premio con la Crocifissione, aperta denuncia dei disastri provocati dal Regime. In questo periodo studia e reinterpreta le scattanti figurazioni del Picasso post-cubista e accentua la sua vena polemica verso le questioni sociali, svolgendo un ruolo fondamentale nell’evoluzione in senso "realista" della pittura italiana. Notevole anche la funzione di tramite tra gli ambienti romani e quelli milanesi legati a "Corrente". Negli anni di guerra accanto a personaggi come Trombadori e ad altri esponenti del Partito comunista, partecipa attivamente alla Resistenza. Comincia la serie dei Massacri (raccolti nel libro Gott mit uns). Nel 1947 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti . Dagli anni Cinquanta è l’esponente principale di una corrente "realista", politicamente impegnata a fianco del P.C.I., e spesso polemicamente in lotta con le tendenze "formaliste" di molta arte astratta.
Bibliografia: E. Crispolti, Catalogo ragionato generale dei dipinti di Renato Guttuso, Milano 1983

Opere di Renato Guttuso (2)


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