Alla fine degli anni Sessanta, dopo le prime esperienze in ambito figurativo, il trapanese Gioppe' Di Bella si trasferisce a Milano e avvia una ricerca sull'astrattismo geometrico.
Frequentatore assiduo degli studi di Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Hidetoshi Nagasawa, Luciano Fabro e tanti altri, giunse a Milano appena ventenne da Trapani e li iniziò il suo lavoro di ricerca solitaria, mirata all’acquisizione di nuovi spazi estetici, condotta nell’essenza della forma. La vicinanza di questi maestri e la conoscenza di tutto il gruppo MID, gli artisti della Optical e del cinetismo, lo fecero approdare a quelle soluzioni dei grandi tableaux usando materiali di moderna tecnologia. In quella Milano dai grandi fermenti degli anni Sessanta e Settanta, definita per eccellenza la capitale dell’arte moderna italiana, Di Bella seppe trovare il suo spazio. Ne sono la testimonianza le sue mostre allestite a Sesto San Giovanni, Monza, Milano, al Grand Palais di Parigi e successivamente in gran parte della Germania (Francoforte, Bonn, Eschborn, Hanau). Una serie di successi che non stravolsero il naturale quanto amabile rapporto che aveva con il pubblico. La conoscenza di quel plotone numerosissimo di artisti stabilitisi a Milano da Turi Simeti a tutto il gruppo MID, agli artisti della optical e del cinetismo indirizzò Di Bella verso quelle soluzioni artistiche che abbiamo già avuto modo di ammirare e valutare qualche anno fa nel corso della mostra personale tenutasi a Palermo. Di Bella infatti con la precisione di un chirurgo, taglia, seziona e seleziona le parti della tela annodandola e modellandone le forme. La elabora dando vita a una nuova vita, basterà infatti accarezzare le sue forme per ascoltare le note della sua pittura. Non già quelle degli artisti cinetici, ma quelle di Gioppè Di Bella. In altri termini una “nuova cifra stilistica", data soprattutto dall’utilizzo della doppia tela e cioè quella che gli servirà da sfondo per dar risalto a quel gioco paziente di chi come lui da ragazzo seduto in riva al mare osservava che la sabbia della riva cambiava forma ogni qualvolta che la risacca si ritraeva
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