GIANFRANCO FREZZOLINI, INNO ALLA NATURA
di Gabriella Gentilini
L’appartenenza ad una famiglia di artisti profondamente ancorati alla tradizione toscana e quindi la frequentazione di un ambiente ricco di stimoli, dominato dalla presenza di Ottone Rosai, del quale fu allievo, ha plasmato la personalità del giovane Gianfranco Frezzolini, nato a Firenze il 2 dicembre 1929. Venne infatti avviato alla pittura dal nonno Plinio Nomellini, già allievo di Giovani Fattori, il quale gli indicò una strada sicura e consolidata da seguire e da coltivare, capace di accogliere un’infinita varietà di interpretazioni personali, come quella dello zio Vittorio Nomellini o quella più arcaica e radicata nello spirito popolare dell’altro zio, Massimo Campigli.
Le prime esperienze, da ascriversi alla scuola fattoriana, hanno avuto indubbiamente un valore fondamentale nella formazione e nel successivo svolgimento dell’itinerario artistico di Frezzolini, il quale pur seguendo le orme dei maestri e sentendosi addosso il peso di un’imponente eredità, è riuscito a conquistarsi uno spazio a metà strada tra la tradizione e la modernità. Frutto non certo di un compromesso o di un casuale miscuglio di stili, bensì di un’attenta, scrupolosa ricerca che lo ha condotto a maturare una sorta di linguaggio evolutivo della rappresentazione e della forma.
Il tema del paesaggio ha costituito la sua principale fonte di ispirazione, dal vero oppure ricreato dalla memoria, ma sempre avvertito nella sua essenza più profonda e riflessiva, oltre che nella bellezza esteriore della natura, ove la mano dell’uomo ha coltivato ed ha fatto sentire la propria presenza, il proprio recente vissuto, ma è rimasta celata nel calore di una casa colonica, senza palesarsi. L’artista ha indugiato sulle variazioni atmosferiche e luministiche, ha lasciato che le morbide tonalità dei verdi e dei cilestrini sfumassero sulle chiome degli olivi, digradassero in piani scoscesi in mezzo alla vegetazione vaporosa e sui crinali delle colline, si piegassero al vento spandendo profumi da inebriare.
L’amore dell’artista per la campagna toscana rappresenta un inno alla vita composto con note solenni e garbate insieme, con una maestria di esecuzione che si coglie distintamente in tutto il suo repertorio, mai ripetitivo ma ricchissimo di impaginazioni dense di suggestione poetica e di spiritualità, avvolte da quel senso panico che accomuna tutte le cose nella loro interiorità, che ci fa sentire partecipi dell’emozione nell’abbraccio universale della natura.
Fin dalla prima mostra tenutasi a Pistoia nel 1959, Gianfranco Frezzolini ha continuato a raccogliere consensi e riconoscimenti, accanto ad un’attività espositiva che ha toccato varie località italiane ed è giunta più volte negli Stati Uniti, per concludersi a Firenze, poco prima della scomparsa, avvenuta nel 1994.
Gabriella Gentilini
Firenze, marzo 2011
Presentazione in catalogo della mostra presso Columbus Centre, Toronto, Canada, giugno 2011.