VERSUS, POLVERE DI SENSI
Convivono pacificamente, senza idilli né conflitti, le varie componenti della pittura di Versus. E l’indagine dell’artista si appunta anche sulla loro riconoscibilità all’interno della sua, peraltro personale, cifra espressiva. La tradizione toscana, quella del paesaggio e della veduta urbana riconducibile alla lezione della macchia, è forse la radice che lo collega all’impressionismo, a cui attinsero i nostri maestri del ‘900, scoprendone i valori dell’atmosfera e della luce.
L’aspetto granuloso poi, che si riallaccia al divisionismo, nella pittura di Versus possiede in realtà una funzione più plastica che luministica. L’apporto di materiale sabbioso, abbondantemente mescolato con colla al colore, o steso direttamente sulla tela o sulla tavola, diviene impasto materico, più o meno consistente, in grado di imprimere forza e dinamismo a composizioni già dense al loro interno della carica emotiva tanto cara agli espressionisti. La perizia del disegno ereditata dalla sua formazione classica e soprattutto dal maestro Annigoni, ora prevale nel tratto netto e incisivo, scavando nel profondo, ora perde consistenza e si annulla nel tessuto cromatico, che diviene protagonista assoluto dell’opera. In questo modo quasi viscerale, gli influssi si intersecano, si fondono, si stravolgono, si plasmano in continuazione.
Ma c’è di più. Fantasia ed intelletto, sostenuti da una vasta cultura e da esperienze che comprendono la frequentazione di importanti maestri, consentono all’artista l’elaborazione di un linguaggio singolare, complesso eppure essenziale, a tratti “serenamente drammatico”, che si compone di ricchi fraseggi, di note appena accennate e di sonorità intense, capaci di evocare immagini di luoghi familiari attorno al fluire continuo di sensazioni così vicine al nostro quotidiano.
L’ansia di ricerca conduce l’artista sul versante di una inesausta sperimentazione tecnica e formale, che gli permette di evitare l’usuale per portare alla ribalta qualsiasi spiraglio che lasci intravedere un cammino da seguire, non importa se irto di difficoltà, su cui lavorare con serio, infaticabile impegno, unito alla passionalità di una sia pur sofferta, capacità di indagine introspettiva.
Il gusto per la materia asseconda il suo gesto dirompente e istintivo, che per essere tale deve semplificare volumi e spazi come nella pittura naive e liberarsi dal peso delle strutture come nell’informale. Ecco allora che gli effetti di quel cromatismo “stropicciato” investono prospettive sghembe alla Van Gogh, cercate appositamente per accentuare il senso di tensione e di movimento, o simulano un andamento magmatico in esultanti dissoluzioni floreali.
Tremule atmosfere appena mosse dal vento, graffiate dall’aria, vibrano di luci ora sommesse, ora balenanti, rimbalzano in quei rilievi cromatici che talora sembrano assorbire le forme e risucchiarle come in un vortice, per poi restituirle nella forza indelebile di un’impronta. Percezioni improvvise che mai si discostano dalla realtà, affiorano con prepotenza dall’onda cinetica e si sciolgono nell’efficace sintesi di un paesaggio dal respiro primordiale, galleggiano lievi sul mare, si sedimentano sulla facciata di una chiesa, increspano le acque dell’Arno in qualche scorcio dell’amata Firenze. E poi si aggrumano attorno ai rigidi tratti di figure attonite, icone della loro interiorità, oppure si infiammano di luci crepuscolari nella suggestione di certe vedute, anzi visioni, uscite dalla nebbia o sfuggite dalla memoria, scosse da un fremito capace di sollevare una sorta di polvere cosmica, che però non ha niente di algido o di remoto, ma che viceversa ha in sé il calore e la pienezza della vita, l’energia vigorosa che scorre come linfa all’interno delle cose. Quella “polvere di sensi” che ci avvolge da sempre. Per raccontarci di emozioni vivissime, fuori dal tempo e dentro di noi.
GABRIELLA GENTILINI
Firenze, dicembre 2006 dalla monografia Versus, Edizioni Pegaso, 2007.
"L'istintiva propensione narrativa e la spiccata sensibilità di cui Versus dà prova nel complesso della sua arte, si fondono con una valenza espressiva particolarmente incisiva nella sua pittura. Profondo conoscitore dell'estetica contemporanea, egli ha studiato i grandi maestri dell'impressionismo, dell'espressionismo e di altri importanti movimenti artistici, facendone propri alcuni principi essenziali per formare un originale linguaggio... Paesaggi, forme naturali, interni, oggetti si dispongono nell'impianto compositivo con ritmi intensi, spesso animati da una materica gestualità, assecondando una creatività indomita..."
V. Cracas
"Muovendo negli anni '60 da un'adesione al figurativismo annigoniano (lo stesso è stato allievo di Pietro Annigoni dal 1959 al 1988, anno della scomparsa del Maestro) è pervenuto nei lavori più recenti alla realizzazione di un texture pittorico, materico e gestuale, con un registro assai personale per una pittura barocca e drammatica, ove, non privo di un revival liberamente divisionistico, ha raggiunto ottimi traguardi nell'ambito di una nuova proposta-recupero di ispirazione postespressionistica".
Mario De Rosa
Ha esposto in diverse personali, rassegne ed expoarte nelle maggiori città, a Bari, Padova, Sanremo, Marbella in Spagna, Lugano in Svizzera, ottenendo premi e riconoscimenti di rilievo.
Sue opere si trovano in collezioni italiane e straniere.
1993 Vetrina degli artisti contemporanei, Firenze;
1997 Biennale Arte Contemporanea, Firenze;
1999 Biennale d'arte contemporanea, Firenze.
Bibliografia: Bolaffiarte, Catalogo Nazionale d'Arte Moderna Boilaffi;
Gabriella Gentilini, "Uno sguardo sull'arte del Novecento", Diple Edizioni, Firenze, 2007.