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Salvatore Emblema

Salvatore Emblema nasce nel 1929 a Terzigno in provincia di Napoli, alle falde del Vesuvio. Ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Fin da giovanissimo si dedica alla pittura ispirato dalla natura che lo circonda, e pronto a carpirne l’essenza: utilizza, infatti, tutti gli elementi naturali per produrre colori ed atmosfere particolari. La sua storia è caratterizzata da una serie di eventi così unici da farne il grande maestro che poi diventerà. Nel 1954 il suo amico Ugo Moretti, grande poeta e scrittore, lo presenta a Monsignor Francia, che in quegli anni era la mente dei Musei Vaticani. Questi, entusiasta delle opere di Emblema, le mostra a Papa Pacelli (Pio XII), che gli commissiona un suo ritratto. L’opera, 175x115 cm, viene pubblicata sulla copertina della "Settimana Incom" e viene acquistata dai Musei Vaticani per cinquecentomila lire. Sempre in quell’anno espone a Roma una sua opera Capuzzella nella famosa Galleria "La Vetrina" di Chiurazzi. Si trattava di un dipinto raffigurante una testina adorna di foglie secche eseguita con l’innovativa tecnica della "fullografia". Chi rimane folgorato dall’opera? Il mitico Rockfeller, di passaggio a Roma. Da qui inizia la storia dell’artista. Nel 1955 arriva a New York ricevuto dal magnate con tutti gli onori. Qui conosce Rothko e Pollock. Rimane affascinato dal colore trasparente ed asciutto di Rothko e con sua grande sorpresa scopre che il maestro era stato ispirato dagli affreschi di Pompei. Incredibile, ma conoscerà l’arte pompeiana proprio a New York, al Metropolitan Museum. Altro grande incontro determinante per la sua formazione artistica, sarà quello col critico d’arte Giulio Carlo Argan, che gli viene presentato a New York. Il critico apprezza subito le doti artistiche del maestro armeno e tr i due nasce un intenso rapporto di stima e collaborazione. Argan gli pone un problema che rimarrà a lungo impresso nella ente: il critico infatti, racconta ad Emblema dell’esperienza di Lucio Fontana, che taglia la tela e afferma la necessità di far diventare protagonista lo spazio tra la tela e la parete senza rompere la tela stessa. Nel 1958 torna in Italia, le sue risorse economiche sono esigue ed è per questo che per dipingere usa la tela di sacco e costruisce da se i propri telai. Emblema però è torturato dalle parole di Agan: "far vivere lo spazio dietro la tela". Ecco che l’idea geniale arriva mentre prepara l’esposizione di Torino. Sfila la tela, la "detesse", così mostra, con timore, un piccolo quadro "sfilato" ad Argan, che con sua grande sorpresa rimane entusiasta: "Emblema ce l’abbiamo fatta! Siamo riusciti a rendere partecipe di vita lo spazio dietro il quadro" e aggiunge: "Facciamoci un regalo; da adesso ci daremo del tu". Così cominciò il felice periodo pittorico della "detessitura", che unita all’unicità dei colori sviscerati direttamente dalla sua terra amata, fa di Emblema il grande maestro che conosciamo. Nel 1969 arriva un’altra grande gratificazione per l’artista: Argan gli propone la cattedra di pittura a Roma all’Accademia delle Belle Arti. Ma il pittore, schivo da ogni carica pubblica, non accetta e si ritira, anzi forse sarebbe meglio dire si rifugia a Terzino con i suoi dipinti, la sua natura e il suo Vesuvio. Nel 1981 a Cesena, durante la mostra del maestro al "Palazzo del Ridotto", Argan sceglie dei dipinti per la Galleria degli Uffizi di Firenze, dove ancora vengono conservati. Dal 1972 al 1994 le più grandi mostre dell’artista saranno proposte nelle sedi più prestigiose delle maggiori città italiane: Roma, Milano; torino; Firenze, Venezia, Napoli, Palermo, Cesena...Nel 1982 partecipa alla XL Biennale di Venezia e viene anche invitato ad importanti mostre all'estero: a New York, il curatore del Metropolitan Museum, Filippo Montebello, acquisisce per la raccolta cinque tele. Nello stesso anno il Museum Boymans Van Beuningen di Rotterdam espone ed acquisisce le sue opere.

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