Antonio Possenti nasce a Lucca l'11 gennaio 1933 nella grande casa del nonno materno, Augusto Mancini, il quale fu professore e poi Rettore dell'Università di Pisa ed in seguito deputato nel Parlamento, prima dell'avvento di Mussolini al potere.
Biografia
I primi anni di vita Possenti li trascorre a Livorno, ed è da qui che trae uno dei soggetti più frequenti nella sua pittura: il mare. Durante la Seconda Guerra Mondiale la casa paterna viene bombardata e completamente distrutta, per cui Possenti si trasferisce definitivamente a Lucca, la città che nel corso degli anni lo vedrà lavorare nell'ambito della Pittura Fantastica Italiana. Passa l'infanzia e l'adolescenza leggendo con voracità ogni cosa gli capitasse a tiro, abitudine che si rifletterà nel suo modo di dipingere: la sua pittura è un “racconto dipinto”, ogni sua opera è una commistione fra arte pittorica e letteratura, in cui ogni tela si fa racconto dal quale ognuno di noi può trarre molteplici emozioni, suggestioni e riflessioni; anche se Possenti, a dire il vero, rifugge questa definizione dei suoi quadri, perché per lui il dipinto non vuole giocoforza raccontare o avere un significato simbolico, per lui il dipingere è appagare una sete fanciullesca fatta di assonanze, di ricordi e di emozioni. Possenti si laurea in Giurisprudenza e svolge il praticantato presso uno studio legale, ma non intraprende affatto la professione di avvocato dedicandosi per molti anni all'insegnamento del diritto nelle Scuole Secondarie Superiori della provincia di Lucca. Contemporaneamente all'insegnamento inizia la sua attività di illustratore e disegnatore satirico. È disegnatore prolifico: illustra vari volumi della Collana “Il Ponte” della Mondadori, disegna splendide locandine e manifesti per il Circolo del Cinema di Lucca di cui è membro e, soprattutto, succede a Mino Maccari quale vignettista del celeberrimo settimanale di politica e letteratura “Il Mondo”, diretto da Pannunzio. Fondamentale per la decisione di dedicarsi anima e corpo al “professionismo pittorico” e' l'incontro col grande Chagall a Vence, in Costa Azzurra, nel 1957, che il giovane Possenti vede come un vate, un maestro da cui prendere infiniti spunti, sicuramente più per il modo di intendere la vita che per il modo di dipingere. Dalla metà degli sessanta in poi si dedica esclusivamente alla pittura, anche perché ormai sono numerosi i riconoscimenti, i premi vinti e le mostre personali nelle galleria più importanti, in Italia e all'estero. Da allora molteplici critici letterari e scrittori hanno scritto su di lui e sulla sua opera, rendendo praticamente impossibile l'impresa di citarli tutti (Dino Buzzati, Marcello Venturoli, Mario Tobino, Carrieri, Betocchi, Gatto, Giorgio Soavi, Aldo Busi, Vittorio Sgarbi, Piercarlo Santini, tanto per citare i più illustri); parimenti improbo risulta il citare la miriade di mostre allestite dal Maestro. Fil rouge della produzione pittorica di Possenti sono talvolta gli scrittori, i pittori ed i poeti che per vari motivi ne hanno solleticato l'animo e la curiosità, nel corso della sua formazione culturale. La sua innata curiosità, infatti, lo porta ovunque, lo spinge fin dentro le meccaniche, le leggi che regolano l'oggetto delle sue attenzioni, sia esso una persona o una cosa. Il segreto della pittura di Possenti è insito nella semplicità, nella fantasia e nella gioia che traspira dalle sue stesse tele, compendiata sapientemente da una frase tratta dal libro-intervista “Si, no, forse”, edito da Maria Pacini Fazzi e scritto da Mario Rocchi, giornalista ed amico del Maestro: "Il fanciullo non vede le cose, le immagina o le elabora attraverso l'immaginazione”. È proprio l'infanzia, o meglio il restare infante, un altro tema centrale dell'opera possentiana. Ci sono aquiloni che volano leggiadri, a ricordo delle spensierate giornate livornesi in cui correva felice nei campi limitrofi al centro, balene immaginarie che si immergono nel mare di Livorno, che è "mare di frontiera", come tutte le città che hanno un porto, mare che evoca viaggi, partenze ed arrivi, mare che divide ed unisce al tempo stesso. E poi c'è tutto il "bestiario" possentiano; ed ecco allora un corollario di cani, rinoceronti (animale totemico del Maestro), farfalle, conigli, scimmie, pesci.... Per non parlare poi delle varie figure mitologiche, dei giocattoli, dei marinai... Tutto questo dimostra la semplicità e la leggerezza dello spirito di Possenti, che è rimasto, appunto, eterno fanciullo, cristallizzato in quei giorni degli anni quaranta in cui la sua esistenza era più grama ma, sicuramente, più genuina, più vera. È questo che ha portato Possenti a scegliere come suo rifugio naturale, come tana, la Piazza dell'Anfiteatro, luogo magico, alchemico e popolano; questo ovviamente valeva prima che orde di turisti vocianti spezzassero quell'incanto e rovinassero quel mondo che era rimasto rurale e schietto, pur essendo circondato dai palazzi più lussuosi di Lucca: purtroppo il progresso e la globalizzazione è riuscita a trasformare quel paradiso in un centro commerciale, in una Disneyland per i frettolosi gitanti moderni.
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