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Alvaro Danti

Alvaro Danti, partendo dagli studi del Bartolena e attratto dalla pittura del Viani, realizza dapprima una pittura caratterizzata da un realismo dal colore forte e marcato, in seguito, l’incontro con la pittura di De Pisis, che segna e rinnova la sua personalità pittorica, lo avvicina alla pittura informale, in alcuni momenti vicina all’astrattismo.

L’ultima sua lunga stagione artistica sarà caratterizzata dalla ricerca degli effetti della luce sull’ambiente metropolitano, Livorno città di mare, nelle sue rappresentazioni perde le caratteristiche di una città mediterranea e diventa città universale, New York o Singapore, Amburgo o Hong Kong. Città di mare, con gente di mare: marittimi e viaggiatori, folle e confusione, solitudini e malinconie, vengono rappresentate in darsene, sulle banchine, nelle strade, nei mercatini. Paesaggi con costruzioni e figure rappresentate con una essenzialità di tratto e colore in cui l’informalità non rivela ne le caratteristiche somatiche e le costumanze della gente, ne le caratteristiche architettoniche e d’ambiente, che ne specifichino la localizzazione geografica. Il tutto avvolto nelle luci anonime di giornate grigie e piovose, nella nebbia mattutina o al crepuscolo, nella luminosità accecante di una calda estate o nella luce fredda di un tiepido sole invernale.

Danti giunge così ad una raffigurazione di genti e paesi, nonché oggetti o figure, che nella loro essenzialità divengono inidentificabili ed inambientabili e, pertanto, universalmente leggibili.

Giovanni Graziano



TESTIMONIANZE

tratte dalla monografia dedicata all’opera di Alvaro Danti da Enzo Dall’Olio nel 1993, in occasione della mostra ospitata nella sala d’arte del negozio Richard-Ginori di Firenze (1) e dalla pubblicazione relativa alla Mostra retrospettiva ospitata alla Fortezza Nuova di Livorno dal 22/12/1987 al 10/01/1988 (2):

1- Saverio Strati

2- Luciano Bonetti

3- Piero Caprile

4- Nivalco Provenzale

5- Enzo Dall'Olio

6- Gino Gentile

7- Giovanni Graziano





1- Saverio Strati (1)

A dare uno sguardo, sia pure rapido, ai lavori del livornese Alvaro Danti, si rimane subito presi e sedotti della loro singolarità.

Si capisce immediatamente di trovarsi davanti a un artista genuino e a suo modo anche nuovo. In breve, non ci si trova in presenza del solito paesaggista che imperterrito continua l'antica tradizione di questa terra di Toscana sempre ricca di fecondi umori, ma si scopre un pittore di talento.

Un pittore che ha respirato a pieni polmoni lo spirito del suo tempo inquieto e tormentato. E quest'inquietudine e questo tormento vengono espressi dalla pennellata svelta e agitata e dai colori sfumati più che dagli oggetti rappresentati in maniera non descrittiva o illustrativa, ma informale.

Gli oggetti sono presenti nelle opere come ombre spesso vaghe. È l'occhio dell'osservatore attento che deve metterli a fuoco e scoprirne le forme.

Questa collaborazione fra autore e lettore rientra nella poetica moderna dell'arte visiva, ed è ormai patrimonio di tutta la pittura contemporanea europea di cui il Danti è, forse senza neanche averne avuto coscienza, protagonista, o meglio, per essere prudenti, un valido esponente da scoprire e da proporre al vasto pubblico.

Le immagini di svariati soggetti - fiori, vasi, vascelli, scorci di darsene, ombrelloni di bancarelle, case di campagna che appaiono come viste in sogno - sono i motivi più ricorrenti nella vasta opera del Nostro pittore.

Questi motivi, espressi con mano leggera, sono sorretti dalla freschezza e dalla qualità dei colori. I quali vengono accostati e lavorati con sapiente maestria.

L 'osservatore è per prima attratto dal gioco mirabile e dalle sfumature e sostanza della pittura, poi, dopo una riflessione, comincia ad accorgersi degli oggetti che, come creature in divenire (e quindi informali), animano il quadro.

È a questo punto che ci si accorge che le due cose (il soggetto e la pittura) si fondono e creano un'unità che ha il suo indiscutibile fascino; e anche bellezza.



2- Luciano Bonetti (2)

Con una irruenta e ben riconoscibile tavolozza, affrontò tutti i soggetti ottenendo il consenso di noti critici ma soprattutto del pubblico, grazie alla netta personalità, al temperamento invitante, al singolare linguaggio.

Operò per un cinquantennio ed oltre, fece parte di gruppi artistici ed associazioni culturali, fu uno dei fondatori e dei fedelissimi del "Rotonda d' Ardenza". Un carattere non facile col quale, possiamo dirlo, "legammo" fino agli ultimi anni.

Quando se ne andò perdemmo uno degli amici più "difficili" ma anche uno dei più generosi e sinceri. Restano i suoi quadri: osserviamoli e vi troveremo valori forse in passato sottovalutati.



3- Piero Caprile (2)

Impressionista di geniale abilità, pittura immediata, seguendo il carattere suo di uomo veritiero, silenzioso, partecipando con entusiasmo, profondo alla scala melodica dei valori.

Pittore da sempre senza neppure saperlo, che l'arte del dipingere era a lui di congenita urgenza.

Interiore necessità che lo conclude a sostenere, interrogandolo, la innocente formula: "Non posso stabilire da quando ho iniziato ad usare i pennelli, credo da sempre". Affermazione lapidaria, priva di retorismo come d'altronde era nel carattere di labronica autenticità, e spigliata affermazione nei pensieri in quel suo intimismo di uomo semplice, onesto, appassionato all'arte del disegnare e del dipingere: paesaggi, figure, composte nature morte ed una lirica varietà di fiori, dai timbri immediati, perciò presceglie e fissa la folgorata armonia del soggetto, immediata congenità per descrivere meglio e profondamente l'unità conoscitiva delle immagini in adeguata fantasia estrosa ed a gran voce.

Questa necessità di comunicare con esplosione e disamina lo ha condotto alla genialità di mestiere ed arte insieme quasi di ordine teatrale per la vastità dei contenuti, volevamo dire della fascinosa arte scenografica, ruolo che ha svolto per lungo periodo, prima e

dopoguerra presso gli Stabilimenti Cinematografici "Pisorno"; composizioni di grande elaborazione e testi di significativa unicità e di compiuto effetto, elogiati da De Sica, la Loren, Ponti e Totò, per ricordare alcuni personaggi che avevano avvicinato Alvaro Danti nel suo lavoro di invenzione.

Per questi suoi meriti di artista veniva più volte premiato e inserito nell'albo d'oro dell' Accademia "Italia" per le Arti, Lettere e Scienze, nel corso di una acclamatissima cerimonia a Salsomaggiore Terme (21 Luglio 1978).

Il linguaggio pittorico del Danti, appunto, è nella materia preferenziata dal nostro tempo, di stretto attualismo pittorico e movimento ed organica massa materica di ispessito colore tra solidificate luci a presentare le aggraziate espressioni di valore lirico.

Era una sua scelta morale di coerente continuità che ha saldamente mantenuto nell'intero arco della sua professione: fervore e invenzione che ha stabilito i parametri umani e di artista ad una luce e che ha saputo imprimere alle sue opere sempre e con leale coerenza.

Lo ricordiamo così, nella malinconica, riflessiva e silenziosa sua vita, Alvaro Danti, lucido nei molteplici intenti e sempre contro ogni manierismo.


4- Nivalco Provenzale (2)

Spesso la modestia non è una dote positiva per un pittore. Il mondo è vario e ingeneroso: c'è chi la sua merce sa venderla bene, la "moina" dei cosiddetti critici aiuta le voci più alte e il merito viene strapagato.

Ma per un artista come Alvaro Danti la modestia era un dovere verso il grande pubblico, un modo per rifìutare mode, "ismi" e tutto quello che bolle intorno al rubinetto dell' Arte, ormai troppo spesso inquinato non soltanto dalle idee balorde ma anche da certi marchingegni di studio.

Alvaro Danti era onesto per prima cosa con se stesso. La sua pittura era una scelta di vita, di pensiero, fuori da ogni schema preordinato. Non accettava di seguire la corrente, tutto qui: la sua era una pittura veramente libera, lontana anni-luce dalla tradizione fattoriana.

Dipingeva un "moderno" fatto di colore intenso e di sfumature ottenute nel pieno rispetto degli accordi cromatici. Paesaggi, nature morte, composizioni, fiori, tutto nasceva rappresentato sul piano della verità, ma l'oggetto era visto e interpretato dall'innato talento di Alvaro Danti.

Una scelta di colore e di luce, senza i trucchi del preziosismo ad ogni costo. Vedere dipingere Alvaro era più che una scoperta. Fissava la costruzione dell'opera esclusivamente sul colore e l'intuito, non aveva ripensamenti, raramente faceva correzioni. Per lui era tutto chiaro dal momento in cui aveva scelto il soggetto e l'ora della sua realizzazione. La luce era determinante e lo guidava, i preziosi suggerimenti di un raggio di sole su una foglia, sulla ghiaia di un vialetto, di un ramo...

Ora di lui restano le molte opere alle attaccaglie nel salotto buono di tanta gente. Case di Livorno ma anche di Firenze o di Roma, un po' ovunque in Italia e qualche bozzetto ha preso la via dell'estero.

Ma Alvaro Danti meritava molto di più nella scala dei valori della pittura labronica e nazionale. In certi freni ha giocato il suo carattere schivo ad ogni compromesso e la grande modestia che lo ha sempre guidato in ogni manifestazione alla quale partecipava, sia collettiva, sia privata.

Ora, però, questa sua Mostra retrospettiva alla Fortezza Nuova di Livorno deve portare alla riscoperta del valore esatto dell'artista, al giusto riconoscimento della sua lunga opera, che insieme ad altri puri Artisti ha dato lustro a un’intera città.



5- Enzo Dall'Olio (1)

Appunti da un'intervista.

... Un fatto particolare, come ha fatto a raccogliere tante opere di questo pittore, come l'ha scoperto ?

- Una volta passando per via del Sole (Firenze), subito dopo la guerra, vi erano dei rigattieri, vidi un quadro per terra, mi avvicinai, non c'era firma ma solo una "t", domandai il prezzo - qualche migliaia di lire lo comprai e lo portai a casa, perche mi dava un'emozione.

- In quale anno avveniva?

- Nel '50; è un po' differente da quelli più noti, ma si vede già la "zampata" del grande artista.

Così cominciai a conoscere il pittore; c'era della gente che girava con questi quadri, che allora costavano poco, ma mi piacevono e allora ho ceduto opere di altri autori e così, come vanno gli alianti senza motore, mi sono autofinanziato.

- Prendeva quelli che costavano poco, però sentiva che avevano del valore?

- Sentivo che avevano del valore; dopo, quando ne avevo già diversi, ho cercato di vedere se fosse stata un'infatuazione, la mia, per le opere di questo pittore che ancora non conoscevo.

Sapevo che era livornese, ma con meraviglia notavo che le sue erano delle creazioni originali; mi stupivo che i suoi concittadini, quando era in vita, non avessero com-preso la sua straordinaria grandezza artistica, ma Lui non era di moda, aveva uno stile proprio, inusuale per i Livornesi, e questo, per Lui, non fu una gran fortuna dal lato commerciale; contentò però, dei veri amatori.

-Ma come ha fatto a raccogliere tutte queste opere ?

-Ho rinunciato a certi altri piaceri, ho smesso di fumare e ciò che risparmiavo mi permetteva di comprare quadri che mi piacevano.

... E adesso mi interesso a fare questa mostra retrospettiva, non finalizzata alla vendita; un giorno che costeranno di più guadagneranno le mie nipotine che sono ap-passionate d'arte tutte e due.

Sa, la passione per l'arte non è stata tutto merito mio.

-C'è una componente familiare ?

-Sì, nel '700 Egidio Dall'Olio era il braccio destro di Piazzetta e suo figlio Bartolomeo era un pittore di genere per chiese - le uniche che compravano - poi nell'800, da parte della mamma, il Cima.

- Ma Danti faceva disegni, acquerelli ?

- Ha fatto anche quello, ma poco. Lui faceva la pittura che sentiva, era uno spirito eclettico, non era venale, e aveva tranquillità familiare.

- Si, non avere bisogni immediati per fare "cose così" per guadagnare soldi è importante!

- Comunque, quando Ponti veniva a Livorno, Lui andava a fare gli schizzi per le scenografie a Pisorno.

Danti non era scoraggiato - questo ci terrei a dirlo - Lui sapeva di valere!

- L 'autore lo sa sempre!

- Senza darsi delle arie mi diceva: "un giorno mi conosceranno, vedrà dottore, vedrà, un giorno, la soddisfazione che avrà".

- Sì, un autore autentico lo sa, sa da se il suo valore!

-Io vedevo una specie di corrente elettrica che, dal cervello attraversava il braccio e andava a finire nei pennelli, una simbiosi fra cervello e pennelli, creava l'immagine.

Finalmente è scoperto da un pubblico nuovo non viziato dalla cultura sofisticata e sempre alla ricerca di idoli e formule che durano fino a quando il mercato li sostiene. Danti è stato il più incisivo a realizzare l'assillo di Manet, riuscire a rendere l'istantaneità (il momento fuggevole)... È fantastico però. Ma chi ha passione do-vrebbe vivere di più, due o tre generazioni!

- Mille anni?

- Ma certo, anche mille anni!

- Ma, se è un autore importante, lascia l'opera che viene letta.

- Ma quello che è bramoso della conoscenza vorrebbe vivere di più, per conoscere di più. . .



6- Gino Gentile (1)

Nel contesto pittorico dell'espressionismo, l'opera di Danti sembra uscire da schemi usuali per una sua personale originalità inventiva sia formale che concettuale. Danti era di Livorno: la terra dei macchiaioli e dei postmacchiaioli, dove questa ricca esperienza della storia artistica è stata sfruttata sino al manierismo più banale. Fattori è diventato simbolo d'una grande scuola, ma anche d'una facilità di lettura e imitazione che ha portato inevitabilmente alla decadenza. Lo stesso è accaduto per gli impressionisti francesi, per Rosai, per Picasso e il cubismo, per gli astrattisti Mondrian, Kandinski, Pollock, per l'espressionismo di Munch, Ensor, Kokoschka, ecc.

Si sa che quando un artista manca d'una spiccata personalità, tutto si riduce a copia, a seguire una convenzionalità di idee e tecniche. Danti, forse perche non costretto da necessità contingenti, ha cercato, relativamente alla propria cultura e capacità, di risolvere il problema interpretativo con una certa autonomia, con una particolare e inconfondibile stilizzazione che lo differenzia da moduli pittorici generici. Teso alla sintesi e all'essenza della materia, a tonalità prevalentemente fredde e non rutilanti (bianchi, grigi, neri), l'oggetto nella tela di Danti perde la corposità reale, diventa quasi "astratto", evanescente. È indubbio che questa metamorfosi formale rientri nel carattere introspettivo dell'autore.

Psicologicamente egli è portato a staccarsi dalla violenza reale, così dalla luminosità, e a ricrearla con uno spirito riflessivo, malinconico, cercando più le sfumature, i contorni delle "cose" che l'appariscenza, la crudezza dell'immagine.

Gli effetti sono un onirismo crepuscolare, un ermetismo di dissolvenze e vaporosità cromatiche. Un'antitesi certo fra il realismo primitivo d'un Fattori o d'un Lega e queste tele di Danti pressoché indefinite, in cui linee, segni grafici e colori accuratamente studiati e composti acquistano una dimensione irreale, una purezza primordiale. I fiori, le marine, le darsene, le case, ecc., nei suoi quadri sono solo simboli, ricordi, segnati come graffiti antichi, annotati in un diario intimista.



7- Giovanni Graziano (1)

Opere di un'istintiva e immediata, quanto enigmatica attrazione.

Visioni di atmosfere magiche, contemplative, da osservare con attenta ammirazione, alla ricerca del mistero rappresentato.

Immagini suggestive, fantasiosamente irreali, create da macchie di colori puri che emergono da fondi monocromatici o che, come in una esplosione, fuggono freneticamente in ogni direzione da illuminare e valorizzare.

Colori di un dinamismo magico, in continua mutazione di forme e cromatismi, pronti a rivelare nel tempo, oggetti e creature in continua trasformazione.

Quadri che offrono un'occasione di stimolo all’indagine visiva dell’osservatore attento alla ricerca del tempo e dell'azione rappresentata, cercando nella memoria del proprio vissuto e nei sogni della propria fantasia.

Opere volutamente incompiute che trovano la loro risoluzione nel tempo e nel soggetto che osserva, seducente fascino del continuo divenire, valore emblematico della pittura del Novecento.

Elenco incompleto delle mostre:



Maggio 1938 - Galleria Mariottini - Montecatini

Maggio 1939 - Circ. Art. - Arezzo

Ottobre 1947- Coli. - Parma

Giugno 1950 - Galleria Masini - Firenze

Marzo 1951 - Galleria Guillaume - Parigi

Giugno 1953 - Galleria Masini - Firenze

Giugno 1954- Galleria Il Navicello - Pisa

Agosto 1959 - Collettiva - Taormina

Giugno 1962 - Galleria Durso - Roma

1963- Quadriennale - Roma

1963 - Comune di Certaldo - Certaldo

Dicembre 1965 - Hotel Niagara - Niagara Falls Canada

Aprile 1970 - Galleria Maestri del Colore - Cagliari

Ottobre 1970 - Febbraio 1971 - Ottobre 1974 - Galleria Il Navicello - Pisa

Giugno 1971 - Galleria Artecasa - Pisa

1979 - Galleria David - Livorno

1980 - Circ. Astra - Livorno

Luglio 1983 - Accademia d'ltalia - Salsomaggiore



Retrospettive:



1987- Livorno, Fortezza Nuova (patrocinio Comune di Livorno e Assessorato Cultura)

1991- Livorno, Circolo Ufficiali Accademia Navale (patrocinio Comune di Livorno)

1992- Bagno di Romagna, Palazzo dei Capitani (Patrocinio Ass. Cultura Comune di San Pietro in Bagno – FO)

1993- Firenze, Sala d'Arte negozio Richard-Ginori

1995- Bologna, Galleria Sant’ Isaia

1996- Venezia, Galleria Studio d'Arte Due

1996- Cesenatico Galleria Comunale

1996- Roma, CASC Banca d’Italia

1996- Tezze sul Brenta, Galleria Studio d'Arte Due

1997- Milano, Zammarchi Arte Contemporanea

1998- Livorno, Fortezza Nuova – Antologica

1999- Bologna, Galleria Sant’Isaia

Presenze:

1994- Padova, 5a Mostra Mercato d’Arte Contemporanea

1995- Firenze, Salone Italiano Arte Contemporanea

1998- Gand (Belgio)

1998- MIART (Fiera di Milano)

2015- Fauglia, Villa Conti

Opere di Alvaro Danti (10)


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