Spazio d'infinito
Sembra muoversi lentamente come un fiume magmatico, il colore che Andrea Bernardoni riversa sulle sue tele, seguendo il flusso delle proprie emozioni. Ma il delicato registro timbrico e la stesura lieve e vaporosa, fanno dell’impasto cromatico materia vibrante, densa di suggestioni e di palpiti interni.
Realtà e memoria si fondono, dando origine a forme sciabolate, tutte da intuire, che affiorano alla luce e si dissolvono in atmosfere respiranti l’eco di un vissuto lontano, forse primordiale, lasciando un’impronta decifrabile del loro esistere, una traccia che il tempo non cancella ma che perennemente plasma, disfa e ancora rimodella.
Il vero resta il punto di partenza e di approdo di una narrazione che si snoda sul filo della percezione e si approfondisce di riflessioni, di sensazioni, di ricordi che scorrono all’interno delle cose come linfa vitale, con l’armonia di una musica.
I paesaggi di Andrea Bernardoni nascono dal nulla, come apparizioni, come fragranti visioni di un universo interiore intessuto di poesia e d’incanto, come momenti di contemplazione di cieli, di terre e di acque che si incontrano e si compenetrano, di brani di vita lunghi attimi di eternità. Immagini che sono voli d’immenso, spazi d’infinito da riempire con i battiti del cuore.
Gabriella Gentilini
Dal depliant della mostra “Le Pluripersonali”, Firenzeart Gallery, Montespertoli, maggio 2003.
"Magiche alchimie"
Verrebbe da chiedersi se Andrea Bernardoni mentre dipinge ascolta musica classica oppure ascolta il silenzio mistico che avvolge l’eremo incantato dove ha scelto di vivere e di lavorare. E questo operare appartato, lontano dalle grida balorde del mondo e dalle sue immagini spesso poco edificanti, ha dato e continua a dare ottimi frutti.
E’ forse questo il segreto della sua pennellata ultraleggera con cui accarezza aurore mediterranee o tramonti nordici che vediamo lievitare dinanzi ai nostri occhi e che sentiamo appartenerci nell’intimo.
Nubi bianchissime inseguono il moto perpetuo dei cieli, spumeggiano sospinte dal vento e si tingono di mille sfumature rosate, violette, rosse, gialle... disegnano gli orizzonti inafferrabili della memoria, si specchiano in mari che ne replicano colori e movimenti, si sciolgono nel sole che riscalda terre inospitali ma che sanno accogliere il loro eterno errare.
Andrea Bernardoni sa coinvolgerci con le sue magiche fusioni cromatiche ed emozionali, metafore sublimi dell’alchimia della vita.
Gabriella Gentilini
Firenze, gennaio 2008